Pagine

24 ottobre 2012

World Series: io dico Tigers (in 6)


Mancano meno di 8 ore al primo lancio della World Series numero 108 della storia. L'AT&T Park di San Francisco tra poche ore inizierà a popolarsi di tifosi, pronti ad urlare per tutta la notte per trascinare al successo i propri beniamini. In campo, per la prima volta contro in una World Series, ci saranno San Francisco Giants e Detroit Tigers, due squadre che negli ultimi 5 anni si sono incrociate soltanto 6 volte. Per i Giants sarà la diciannovesima partecipazione al Fall Classic, la seconda in 3 anni dopo il trionfo del 2010. Undicesima apparizione invece per i Tigers, che ritornano alle World Series per la prima volta dal 2006 (sconfitti 4-1 dai Cardinals) e cercano un titolo che manca dal 1984.

In queste ore si sono sprecati i pronostici di ogni esperto, o presunto tale, conoscitore del baseball. Io non mi ritengo esperto, ma appassionato sì. E voglio lanciarmi in questo gioco al massacro. Se avessi 10 euro da puntare su una squadra (ah, se li avessi!) la mia scelta ricadrebbe senza dubbi sui Detroit Tigers (probabilmente in 6 partite), e vi spiego perchè (soprattutto lo spiego ai miei amici tifosi dei Giants, che probabilmente mi toglieranno il saluto durante questa settimana!).
E' impossibile nascondere la grande stagione dei Giants: senza il closer Brian Wilson, con Melky Cabrera sospeso per doping nel momento cruciale della stagione, inseriti in una division in cui i Dodgers hanno speso anche quello che non avevano pur di vincere, i Giants hanno mostrato ancora una volta quella forza di volontà che già nel 2010 portò il cosiddetto "cast of misfits" (gruppo di disadattati) alla vittoria contro i Texas Rangers. Sotto 0-2 contro i Reds nelle NLDS, hanno vinto 3 partite di fila per passare il turno. Sotto 1-3 contro i Cardinals nella NLCS, hanno vinto di nuovo 3 partite in successione per arrivare alla World Series.
Tutto questo è molto bello, può bastare per vincere la National League, ma non sarà sufficiente a superare una squadra che appare senza punti deboli come quella di Detroit. La squadra di Jim Leyland ha vinto soltanto 88 partite in stagione regolare (tra le 10 entrate ai playoff è quella con il record peggiore insieme ai Cardinals), ma ha saputo cambiare marcia in corsa dopo un inizio di stagione balbettante. L'arrivo di Prince Fielder, il cambio di posizione di Miguel Cabrera, passato dalla prima alla terza base, le difficoltà di ambientamento di Anibal Sanchez: tutti fattori che hanno tolto confidenza alla squadra nei primi mesi di gioco insieme. 

Leyland ha fatto però un gran lavoro con tutto il roster a sua disposizione, rimanendo agganciato in classifica ai Chicago White Sox, e una volta che tutto è andato al posto giusto, i Tigers hanno iniziato a macinare vittorie (ad esempio, il loro record dal 24 settembre ad oggi è di 16 vittorie e 5 sconfitte). Nei playoff poi, i Tigers hanno mostrato decisamente il loro volto migliore: la rotazione dei partenti ha messo insieme una media ERA di 1.38 lungo tutta la postseason, mentre nella ALCS contro gli Yankees, in 27 inning e 1/3 di gioco i partenti di Detroit hanno subito solo due punti guadagnati. Merito certamente di Verlander (MVP in carica e probabile candidato al bis per il CY Young), Fister, Sanchez e Scherzer, ma anche di una difesa che al di là dei due guardiani agli angoli (Fielder e Cabrera) ha mostrato solidità anche all'interbase con Jonnhy Peralta e sugli esterni, guidati da un Austin Jackson sempre più leader.

Impressionante anche il lineup dei Tigers, che può vantare non solo il vincitore della tripla corona (Cabrera), protetto alle sue spalle dal vincitore dell'ultimo Home Run Derby (Fielder). Sicuramente la coppia 3-4 più temibile in tutta la MLB. Intorno a loro però c'è una incredibile varietà di battitori, che permettono a Leyland di poter chiamare praticamente qualsiasi tipo di giocata in ogni momento della partita: dalla velocità di Austin Jackson ai contatti di Peralta, passando per la potenza dell'MVP della ALCS Delmon Young. Una profondità mai vista negli ultimi anni. Una profondità che alla lunga minerà le certezze dei lanciatori di San Francisco.
L'unico punto interrogativo sulla prestazione dei Tigers è rappresentato dal troppo riposo. Paradossalmente, aver vinto per 4-0 contro gli Yankees potrebbe essere deleterio per Detroit, costretta ad attendere per 5 giorni l'inizio della serie finale. Nessun allenamento potrà mai replicare le tensioni e le emozioni che i giocatori vivranno questa notte. Da questo punto di vista, i Giants potranno sfruttare l'onda lunga di gara 7 contro i Cardinals, cercando nelle prime due partite di sfruttare a dovere il vantaggio del fattore campo, ottenuto a luglio grazie alla pessima prova sul monte dell'All-Star Game proprio di Justin Verlander. E allora...play ball!

Nessun commento:

Posta un commento

Licenza Creative Commons
Questa opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.