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4 dicembre 2011

L'utilità di negare l'evidenza

Piccola escursione sul mondo del calcio. Prometto solennemente che le mie divagazioni calcistiche saranno pochissime, ho programmato la prossima per il terzo scudetto della Fiorentina, per cui potete stare tranquilli.
Ho bisogno però di fare uno sfogo in questo momento, perchè non capisco (da sempre) e continuerò a non capire (per sempre) per quale motivo i calciatori debbano ogni volta negare l'evidenza. Mi spiego meglio: Fiorentina-Roma, minuto 15 (o giù di lì) del primo tempo, Jovetic supera Juan in area, il difensore della Roma frana sulle gambe di Jovetic. Rigore netto, e siccome davanti all'attaccante viola c'era solo la porta, anche l'espulsione è sacrosanta. Tutto facile, direte voi. E invece no. Perchè va bene il rigore, ma il cartellino rosso equivale a un "to' mà maiala" (scusate il francesismo) e scatena la reazione dei giocatori della Roma (tutti) che si avventano contro l'arbitro gridando allo scandalo.
La domanda che mi faccio è: "Perchè?". Qual'è l'utilità di negare un' espulsione evidente? Per quale motivo i calciatori sentono sempre il bisogno di attaccare gli arbitri, qualsiasi cosa facciano? Anche quando fanno evidentemente bene?
Faccio l'esempio di un altro sport (forse è un caso, forse no, è uno sport "americano"): nel basket, se l'arbitro fischia un fallo, per quanto dubbio sia, il giocatore che ha commesso il fallo alza il braccio e si auto-accusa dell'infrazione. Senza fare un fiato.
Forse i calciatori, invece di ritenersi migliori della massa, dovrebbero imparare qualcosa dai cosiddetti sport minori. E ricordarsi che anche il calcio, in fin dei conti, è uno sport.

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